Secondo la Corte di Cassazione, è sempre possibile contestare la pretesa tributaria anche quando si deduca la mancata notifica delle cartelle, a condizione che non siano scaduti i termini per la proposizione del ricorso, termini che decorrono dalla data del provvedimento che autorizza la rateizzazione del debito.

La legittimazione a prestare il consenso alla proposta del debitore spetta unicamente agli enti impositori titolari del diritto di credito (nel caso specifico, Agenzia delle Entrate, INPS, Comune, Camera di Commercio), con la conseguenza che il voto espresso dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per tali crediti non è validamente prestato.

Per la Cassazione, il divieto di testi si riferisce alle dichiarazioni da assumere con le garanzie del contraddittorio, mentre sono utilizzabili ai fini della decisione le dichiarazioni di terzi rilasciate prima del processo, che però hanno solamente natura di elementi indiziari.

Secondo la giurisprudenza di merito, la rinuncia degli altri creditori ferma anche la procedura avviata dal Fisco ai sensi del codice di procedura civile e avente per oggetto l’unico immobile adibito ad abitazione principale, di proprietà del debitore.

Per la Cassazione (sent. 2173/2017) si tratta di una modalità impossibile, almeno fino a quando non saranno rilasciate le licenze individuali per lo svolgimento dei servizi postali (già oggetto di riserva), sulla base di regole che dovrà predisporre l’Agcom.

Secondo la giurisprudenza della Corte di Cassazione (sent. n. 2570/2017) è ammissibile la condanna alla rifusione dei costi di giudizio anche se l’impugnativa è riconducibile al vizio di notifica del verbale di accertamento.

Secondo la giurisprudenza di merito (Trib. Torino, 16.11.2017) l’istituto si applica anche in questo ambito, sia in relazione al procedimento avviato ex art. 15 L. 3/2012 per la nomina di un professionista con funzioni di Occ, sia con riferimento a una procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento.