Idonei riferimenti difensivi proposti dal contribuente sono in grado di dimostrare la mancata percezione degli utili, se l'ufficio non è in grado di apportare, alla stessa strega elementi positivi di dimostrazione dell’avvenuta distribuzione. È questo uno dei principi contenuti nell'ordinanza di Corte di Cassazione, 20.01.2016, n. 923.

Il raddoppio dei termini di accertamento opera anche per il passato solo se la notizia di reato è stata inviata alla Procura entro la scadenza ordinaria del termine di accertamento. È questo l'orientamento dominante della giurisprudenza di merito, alla luce delle modifiche introdotte dall'art. 1, cc. 130, 131 e 132 L. 20.12.2015, n. 208.

I giudici tributari continuano ad essere sollecitati a pronunciarsi sui gravami proposti dagli ex liquidatori di società “defunte” avverso le rettifiche del Fisco, in virtù di un (inquietante) intervento normativo (art. 28, c. 4 D.Lgs. 21.11.2014, n. 175) che ha avuto la singolare peculiarità di far resuscitare enti giuridici oramai scomparsi.

L’intervento, dopo aver ripercorso brevemente l’ambito normativo ed interpretativo dell’istituto della sospensione concessa dall'ente impositore (Ufficio delle Entrate, Ufficio tributi, ecc.) intende indagare sul rapporto tra i provvedimenti di sospensione amministrativa del ruolo e la decorrenza dei termini di prescrizione.

L’omessa notifica dell’avviso bonario impedisce al contribuente di poter fruire delle sanzioni in misura pari al 10% dell’imposta. La tesi prevalente dei giudici di legittimità riconosce al contribuente il diritto a beneficiare della riduzione delle pene pecuniarie, anche se si segnala un isolato orientamento della stessa Cassazione di segno opposto.

La prova dell’esistenza di una valida delega conferita dal dirigente non può essere fornita, per la prima volta, innanzi ai giudici tributari (C.T.P. Pavia sent. n. 2752/2016). La sottoscrizione di un avviso da parte del delegato inficia la legittimità dell’atto impositivo se il deposito della delega è effettuato direttamente in udienza.

A forte rischio la validità dei contratti intercorrenti tra le società private e gli Enti locali per l'accertamento e la riscossione dei tributi locali. La sentenza della Corte Costituzionale n. 199/2012 ha dichiarato illegittima la privatizzazione dei servizi pubblici, dichiarando incostituzionale l’art. 4 del D.L. 138/2011.

Gli oneri di riscossione che l’agente richiede negli atti di riscossione notificati ai contribuenti rappresentano aiuti di Stato illegittimi, incompatibili con le norme comunitarie. È questa la conclusione cui è pervenuta la sentenza n. 325/2016, depositata in segreteria il 12.09.2016, pronunciata dalla sez. 1ª della C.T.P. Treviso.